Spinazzola

In cima a un’altura quasi al livello del Castel del Monte, incastrata al confine tra la Puglia e la Basilicata e nei secoli contesa dalle due regioni, la piccola città di Spinazzola ha condiviso larga parte della storia dei più grossi comuni limitrofi. Da antica “statio” romana sulla via Appia, si trasformò ben presto in piccolo agglomerato urbano, che dopo la fine dell’Impero Romano subì innumerevoli invasioni (Goti, Visigoti, Longobardi, Ungheri e Saraceni) per poi essere definitivamente fortificata in epoca normanna e condividere poi la lunga storia del resto dei comuni della regione, fino alla dominazione spagnola. Punto d’importanza strategica quindi, legato alle sorti di Venosa in epoca romana, ascritto alla contea di Gravina sotto i Normanni, per poi essere conferito al distretto di Matera all’inizio dell’Ottocento e, subito dopo, al distretto di Altamura della provincia di Bari.

Un destino legato dunque ad altre città, salvo forse il periodo di splendore in cui fu ricco feudo dei Ferrillo e dei Pignatelli (e nel 1615 dette i natali ad Antonio Pignatelli, futuro papa Innocenzo XII, il papa della bolla contro il nepotismo). Una vera città di confine, oggi tranquilla e nascosta nel cuore dell’Alta Murgia. Anche il suolo dove sorge è stato scrigno di tesori nascosti: la presenza di cave di bauxite, oggi in parte dismesse, e di pietra calcarea, ne ha fatto nel tempo un importante centro di attività estrattiva. E il lunare paesaggio determinato da queste fratture, e l’immagine bellissima di una terra dura e in qualche modo solitaria è davvero un «altrove» rispetto al carattere odierno della ridente cittadina, che del suo essere «di confine» ha saputo fare occasione di apertura e mescolanza di caratteri.

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